QUANDO VA BENE IL SETTORE DELLE PULIZIE LAVORA CON LE PEZZE AL CULO! MA PER LE SCARPE ANTINFORTUNISTICHE QUALCOSA SI MUOVE

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di Alessandro e Marco Florio

“Quando va bene il settore delle pulizie lavora con le pezze al culo. E non è un’esagerazione ma la realtà, anzi la consuetudine a cui si assiste se di mestiere si esce presto di casa la mattina per recarsi in condomini, uffici, fabbriche per il servizio di pulizia. Insomma non è certo una novità che la norma sia il disprezzo di tutte le norme comprese quelle dettate dal buon senso.

Perché c’è quello che lavora in mutande perché l’estate fa caldo, quello che usa ancora moci luridi, spazzoloni e stracci della nonna, quello che fa il figo con una monospazzola che naviga in due dita di acqua su tutto il pavimento stile Titanic che affonda, quello che indossa divise prese direttamente dal bidone giallo della Caritas, e pure quello che fa tutte queste cose insieme e si sente il più grande esperto del settore senza accorgersi che gli abusivi delle pulizie gli passano avanti.”

Naturalmente quando abbiamo pubblicato queste parole nei nostri social network e in particolare nella Community Italiana delle Pulizie si è scatenato il finimondo. Dopotutto quando aprire una partita iva e usare una monospazzola è dai più considerato sufficiente per essere dei veri professionisti del settore, ci vuole coraggio a esporsi per denunciare che quello descritto è tutto tranne che il modo consono per eseguire un servizio di pulizie.

Come si poteva immaginare ce ne hanno dette di tutti i colori, al punto che qualcuno ci ha suggerito che forse avevamo un po’ esagerato, e a ripensarci forse aveva anche un po’ di ragione. Tuttavia, al di là delle parole schiette e dei toni accesi resta comunque il fatto che gran parte di questo settore lavora così male che è molto difficile pensare di poterlo descrivere in qualsiasi altro modo.

Anche perché cercando di edulcorare la realtà quello che si rischia è di finire come quegli esperti che annualmente organizzano la tavola rotonda sulle pulizie finendo per parlare per sentito dire di cose che poi nella realtà semplicemente non corrispondono.

Crogiolandosi e beandosi di aver fatto cultura del pulito, che qualsiasi cosa voglia dire, a chi letteralmente infila le mani (molte volte senza neppure un paio di guanti adeguati) in una tazza wc per pulirla non sa nemmeno che significhi la cultura del pulito.

Facile capire che se ad oggi tavole rotonde, convegni, mobilitazioni generali e altre iniziative non hanno cambiato di una virgola il modo di lavorare di chi le pulizie le fa davvero (come qui abbiamo raccontato) forse è arrivato il momento di fermarsi e prendere atto che siamo giunti al capolinea e che se davvero ci sta a cuore il settore qualcosa di nuovo o di diverso lo dobbiamo pensare e fare.

Insomma cambiando quantomeno approccio proprio come in occasione di tutte le critiche ricevute, quando dovendo incassare l’aperta ostilità di migliaia di colleghi e colleghe non pronte a rimettere in discussione le loro convinzioni, abbiamo fatto presente che avrebbero almeno dovuto indossare un paio di scarpe antinfortunistiche visto che lavando i pavimenti si può rischiare di scivolare e cadere.

Naturalmente anche questa indicazione non è stata accolta proprio come ci saremmo aspettati, dopotutto come fai a spiegare e soprattutto a far capire che si devono usare i DPI previsti per legge al posto delle calzature alla moda?

Una domanda che fino a qualche giorno fa rimaneva senza risposta, almeno fino a quando una collega pubblicamente chiedeva aiuto scrivendo questa domanda:

“Buongiorno colleghi, ho una domanda in merito alle scarpe, dove posso comprare le scarpe antiscivolo che siano valide? Per i collaboratori le scarpe le avete sempre comprate voi o se le procurano loro? Perché con i miei colleghi di zona abbiamo idee diverse e non riesco più a venirne a capo. Grazie a chi mi risponde.”

Potete immaginare la sorpresa nel leggere queste righe perché la stessa persona che poco tempo fa era fermamente convinta non servisse indossare una calzatura antinfortunistica ora chiedeva consigli sul da farsi.

Certo, per arrivare alla rivoluzione culturale necessaria a rivalutare l’immagine di questo settore sembra poca cosa, ma per quanto timido, è comunque un segnale che ci dice che cambiando approccio si può fare cultura del pulito e pure essere artefici di cambiamenti, che seppur irrilevanti, ci dicono che quell’impresa ora che ha capito l’importanza dell’uso delle scarpe antinfortunistiche, non solo le farà indossare ai suoi collaboratori, ma anche che è pronta per altri salti evolutivi che la porteranno a migliorare, o come qualcuno direbbe a professionalizzarsi.

Ovviamente non stiamo qui a spiegare che se si professionalizzano poi è più facile che acquistino macchine, attrezzature e prodotti per pulire di tipo professionale abbandonando quelli dello scaffale del discount. Questo ormai è noto da decenni, quello che invece rimane da capire è come fare cultura del pulito in modo che questa sia efficace.

Fonte: foto dal web


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