VIVERE SENZA SUPERMERCATO
di Alessandro e Marco Florio – pubblicato nel numero di Aprile 2019 di CleaningCommunity.net
Si chiama Elena Tioli, un nome che immaginiamo a molti di voi non dirà proprio nulla, eppure Elena è “famosa”. Da circa due anni vive senza mettere piede al supermercato, né consuma prodotti della grande distribuzione.
Una scelta di vita e una storia, che Elena ha raccontato nel libro “Vivere senza supermercato, storia felice di una ex consumatrice inconsapevole”. Come ha già spiegato in molte interviste, tutto è iniziato con il buon proposito di fare una spesa più consapevole, sostenibile e sana. E ben presto si è ritrovata a cercare modi per ridurre impatto ambientale, consumi e sprechi. Insomma, trovare strade alternative per mangiare, comprare e naturalmente anche pulire.
In una intervista andata in onda su LA7 (canale televisivo nazionale italiano) spiega come con meno di 45 euro all’anno, utilizzando solo tre prodotti riesce a pulire casa, a fare il bucato e ovviamente a risparmiare un sacco di soldi, evitando prodotti chimici dannosi per l’ambiente e per le persone.
Se siete scettici vi capiamo benissimo, un cambio di vita così radicale non è per tutti, e probabilmente oggi ancora per pochi. Ma cosa accadrebbe alla nostra industria se fenomeni di questo tipo iniziassero a prendere piede? E l’opinione pubblica, che oggi ancora ci ignora, iniziasse ad essere informata e a porre domande? Saremo pronti?
Casi come l’olio di palma stanno profondamente rivoluzionando l’industria alimentare. La crescete attenzione all’uso di questo olio ha sollevato dubbi che vanno dalla salute dei consumatori all’impatto ambientale. Veri o presunti che siano, nelle pubblicità e sulle confezioni che acquistiamo ormai troviamo scritto “senza olio di palma”.
E non deve stupire che dal cibo al pulito il passo sia così breve, infatti, lo stesso olio di palma, come tutti dovremmo già sapere, lo ritroviamo largamente impiegato nella produzione di saponi e detergenti. I quali (solo per ora) sembrano non essere stati interessati dal problema.
Nonostante si faccia un gran parlare di sostenibilità applicata a macchine, attrezzature e prodotti per il cleaning, ecco che, nonostante tutti gli sforzi, gli impegni e le belle parole si rischia di farsi trovare comunque impreparati, facilmente vulnerabili, semplicemente non pronti alla svolta, al cambiamento inatteso, al fenomeno più ampio che va sotto l’insegna del “green”. Nuovi orientamenti ecologici con cui presto o tardi dovremmo tutti fare i conti, visto che il consumatore è sempre più informato e consapevole che dalle proprie scelte di acquisto dipende il benessere suo, del pianeta e di tutti gli operatori coinvolti lungo la filiera.
Appare fin troppo evidente che non sarà sufficiente cambiare macchine, attrezzature, prodotti e neppure slogan pubblicitari a far diventare sostenibile il cleaning. Se davvero vogliamo pulire senza inquinare o se preferite pulire senza creare altro sporco, abbiamo davvero bisogno di cambiare noi, prima delle nostre aziende, prima che nuovi e inaspettati orientamenti ecologici giungano improvvisi, e trovandoci impreparati ci travolgano con la loro irrefrenabile onda di cambiamento.
Ecco che sostenibilità, da sbandierata opportunità per noi e le nostre aziende, rischia invece di trasformarsi nell’improbabile sinonimo di sopravvivenza, di riuscire a vivere a malapena mantenendo noi e le nostre aziende a stento appena sopra la linea di galleggiamento, insomma di tirare avanti, di tirare a campare, in balia di eventi e cambiamenti che se non è possibile prevedere, almeno dovremmo sforzarci di ipotizzare.
E tu e la tua azienda cosa state facendo per essere sostenibili? Cosa state facendo per non essere in balia di eventi e cambiamenti improvvisi?
Scriveteci e fateci sapere.